Dal giardino all'Isonzo, Fernando Agnoletti.
Pubblicato dalla libreria della voce, Firenze 1917.
Autore;
Fernando Agnoletti (Firenze
, 6 marzo
1875
– Firenze
, 25 novembre
1933
) è stato uno scrittore
e giornalista
italiano
.
Malato di cancro, durante l'ultima degenza ospedaliera, fu visitato più volte dalla Negri che gli fece dono di un rosario d'argento. Fernando chiese i conforti religiosi e volle portare con sé il rosario nella tomba. Dopo la sua morte, la Negri compose per lui una delle sue liriche più belle I due rosari.
« Avevo due rosari / d’argento, con la piccola medaglia / della Beata Vergine di Lourdes. / Uno a te lo donai perché ti fosse / compagno nelle notti in cui più il male / t'era martirio, e con lo scorrer dolce / dei chicchi fra le dita, nel pensiero di Dio / placasse in te spirito e carne / fratello. // All'un de' polsi tu volesti / quel rosario scendendo al tuo riposo / primo ed estremo: ché altra sosta il mondo / fuor della tomba aver non ti concesse. » |
(A. Negri, I due rosari)
Citazioni; [libro letto il giorno 13\01]
- Aspetto anch'io. L'anima è aperta ai ricordi come le nari al polline. Mi vengono difondo ai cespugli, mi salgono dal cuore. Il cuore duole ma non è stanco. Le speranze e qualche fiore si chiudono accanto a bocci nuovi. L'anima rabbrividisce vicina ai silenzi odorosi. Quando la sera è scesa l'ombra del giardino è costellata di rose bianche.
- Chi non fa non è libero.
- Dimenticanza della terra, dimenticanza della vita, dimenticanza del sole.
- Ma, e chi ama la vita? Ama la terra, seminata e falciata, piantata e vendemmiata, dove la vita è morte, la morte è vita. Terra e mare e cielo, ecco i tre amori che amo, per faticare per respirare, per guardare senza sogni.
- O che altro si chiama questo se non redenzione? Dunque chi mi redime? I ricordi dicono i ricordi : la primavera dice l'anima in boccio del mio bambino. Pigliali per la coda i ricordi! Quando siamo poco lontano dai giorni che si dormiva in collo alla madre e si dorme ancora sul seno del destino l'unica cosa che si fa e poi si ricorda è l'amore.
- Un mese era passato e mi giunse la foglia promessa della Quercia del Tasso. La lettera breve confermava : Non scriva, non si faccia vivo. Io, credulo e romantico, ( oggi odio il romanticismo sempre, dovunque, comunque ) dissi : E' inutile. E non mi feci più vivo davvero. Ma se invece di diciannove anni ne avessi avuti quindici di più coi diversi sverni nell'Europa Giovane...Vero è che chi giudica non ama. E se non avessi amato che buio sulla mia vita! Grazie lo stesso.
- Nella dolorante menzogna del poeta geme e vive la dolorante verità.
- Dobbiamo cercare la vita nostra nuda; non far cadavere la vita degli altri che vivono. Perché si piange in tanti? Non ci hanno fatto altro male che vivere.
- Tristezza. Eccomi con l'anima disancorata. E' stato un addio triste. L'addio non a chi partiva: piuttosto a chi spariva.
Addio.
- E' la forza d'Italia questo traboccar da ogni cuore lacrime o riso: prodighiamo amore dolore e vita senza esaurirci. Ricordiamoci, noi che amiamo il paese nostro, voi che dite di amarlo, che tutto dev'essere dato, tutto inteso a che la patria arda sempre in fiamma di vita e passione. Non porgete esempio nè consiglio di saviezza arida, di senso comunque volgare. Proclamate la bellezza del sogno e dell'anelito d'amore, la santità dell'odio pei vili, e sprezzate e schiacciata le animule pratiche e perfide. Sono i soliti liberti, seme di schiavi, che servano agli eroi l'amaro sorso.
- E' vecchio e povero il babbo, ma ai suoi fiori non gli manca mai nulla. E più s'invecchia, più ci somigliamo: due inermi; felici dell'inganno delle cose; l'illusione ci basta. Se dovrò sopravvivergli vuol che gli scriva sulla tomba "Fidem Servavi" [conservatori di speranze]
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