mercoledì 26 aprile 2017

Mathilda, Victor Lodato.

Titolo; Mathilda.
Autore; Victor Lodato.
Editore; Romanzo Bompiani.
Anno; 2010.
Prezzo; 17.50  

Trama;
Mathilda ha tredici anni, squadra il mondo come un raffinato geometra, lo cataloga con la precisione di un matematico, non ha ancora avuto esperienze sessuali e ha una sola amica, più bella di lei. Ma, soprattutto, non distoglie lo sguardo da quelle situazioni che tutti sembrano voler ignorare: come ad esempio il fatto che la sua amata sorella maggiore, Helene, sia morta, spinta sotto un treno da uno sconosciuto, ancora a piede libero. O almeno così si dice. I genitori si aggirano per casa, e nella vita della figlia, come sonnambuli e Mathilda decide che la sua missione sarà riportarli in vita e sentire di nuovo il loro calore. La sua strategia? Essere cattiva, trovare l’assassino di sua sorella, e, nel frattempo, imparare ad amare un ragazzo dai capelli viola che le piace parecchio, anche se non sa confessarlo neppure a se stessa. Il primo passo è giocare scherzi perfidi ai genitori per tenerli desti e far sì che abbiano una minima percezione della sua esistenza; e poi frugare, come un’innamorata, tra i segreti di sua sorella e scoprire delle tracce: i suoi vestiti, i diari e, soprattutto, la sua posta elettronica, se solo riuscisse a scoprire quella maledetta password. In un viaggio che è, insieme, passaggio all’età adulta, scoperta del mondo, indagine poliziesca Mathilda dovrà rischiare molto, dovrà mollare gli ormeggi dell’infanzia, avventurarsi in mare aperto e scoprire il mondo e se stessa. Divertente, toccante, avventuroso,  Mathilda è stato il miglior debutto narrativo della stagione letteraria negli Stati Uniti secondo Barnes & Noble.

Autore;
Lodato è sceneggiatore, poeta e  romanziere. I suoi testi sono stati pubblicati su varie riviste, tra cui la “North American Review”, la “Virginia Quarterly Review”, la “The Southern  Review”, la “Northwest Review” e la “New American Short Plays”. Mathilda è il suo primo romanzo.

Citazioni;

  • C'è così poca immaginazione nel mondo. Una persona come me è praticamente sola. Se voglio vivere nel mondo dove vivono gli altri devo fare uno sforzo speciale.
  • Non è pazzesco il linguaggio? E' una cosa che mi lascia sempre di sasso. Certe volte ti basta dire delle cose ed è come una bomba che ti strappa i vestiti di dosso e all'improvviso ti lascia nuda. Non riesco a capire se è disgustoso o bello.
  • Non piansi subito. Ero troppo occupata a notare quante persone stavano urlando nell'iperspazio e a chiedermi come mai non le avessi sentite prima. Ci sono tantissimi mondo di cui non sappiamo niente.
  • Non c'è mai nessun segno che il silenzio ti stia almeno ascoltando.
  • Nel mondo ci sono cose belle e ci sono cose tristi, e quando si incontrano formano una stella. La luce è lontanissima e la cosa più strana è che ce l'hai dentro di te. E anche se guardi molto attentamente non riesci mai a vedere la stella, vedi solo il suo riflesso su un lago, che è anche quello dentro di te.
  • Ma non sempre le cose che hai nel cuore riescono ad arrivare alla bocca. Moltissime si perdono per strada.
  • Ma purtroppo l'unico modo per crescere è non guardarsi indietro.
  • Come succedono le cose? Come succede la tua vita? Per la maggior parte del tempo va avanti troppo lenta, a volte va addirittura indietro. Poi un giorno ti senti sparata in avanti ed eccoti lì, dritta in mezzo al futuro. Dovrebbe essere come l'acqua, il futuro, e invece è come il fango. E' come se ci affondassi dentro.

domenica 23 aprile 2017

Recensione "Susanna e il soldato" di Pinin Carpi.

Trama;
Che cosa succede quando Susanna, una bambina che scappa da un orfanotrofio, incontra il soldato, che scappa da una guerra che non vuole più combattere? Succede che i due diventano amici per la pelle e fuggono insieme dalle guardie che vogliono metterli in prigione. In un mondo fantastico fatto di isole magiche e animali parlanti, capiranno di non essere più soli e di avere trovato la cosa più preziosa del mondo: l'amicizia.



Autore;
Pinin Carpi (1920-2004) ha sempre amato scrivere e raccontare storie, ma ha studiato anche musica, scultura e architettura. Scrittore amato da generazioni di lettori, è stato e rimane una figura di riferimento della letteratura per ragazzi in Italia.

Recensione;
Ho trovato questo libro illustrato con immagini tratte dalla serie tv "Susanna e il soldato" che andava in onda negli anni '70 su Rai2.
E' meravigliosamente illustrato e ricco all'interno di piccoli disegnini.
La storia di per sé, è strepitosa.
Susanna è la bambina dei "perché" è la bambina che impara a crescere e vuole conoscere il mondo, ma il mondo vero e non quello rinchiuso dietro le mura di un triste orfanotrofio, dove le persone sono severe e i bambini assumono l'aria triste e grigia di chi non può giocare e respirare aria pura a pieni polmoni.
Il soldato, d'altra parte, non dimostra molta enfasi di vita, o almeno, dimostra solo molta paura della guerra. L'unica cosa di cui ha paura è proprio la guerra; per il resto è l'eroe di cui ci si fida ciecamente. Si sa fin da principio che non perderà battaglia, che non finirà nei guai e che sconfiggerà il male.
Il male, per entrambi, sono le guardie alla continua ricerca della bambina.
Ma il soldato, col sul fucile in braccio, la difenderà ad ogni costo. 
Infatti, il libro affronta il loro viaggio in un'isola nascosta tra le onde, dove sorgono personalità bizzarre, tra maghi, sirene ed orsi ridacchianti. 
Un'avventura strepitosa, con due personaggi che cercano la pace e la vita.







Recensione "I bambini della cantina magica" di Christine Nostlinger.

Una cantina: fantastico mondo di felicità.

Trama;
Tutto si è svolto proprio come sta scritto in questa storia, e questa storia l'ha messa giù Pia Maria Tiralla, bambinaia presso i signori Swetar, macellai di Vienna. Bambini e bambine vanno nella cantina di una vecchia e buia casa e lì inseguono strani e fantastici sogni. Perché? Vuol dire che qualche cosa non funziona: forse i grandi non li hanno capiti.
Tutto questo Pia Maria Tiralla l'ha osservato per bene dalla finestra della cucina. Lei non è una che si occupi dell'educazione dei bambini, però finisce ugualmente a fare la bambinaia dal macellaio Swetar, per prendersi cura del di lui figlio. Questo fa precipitare gli eventi, e il lettore fa conoscenza col signor Franz, con mamma Anna e i suoi tre gatti, con Walter, suonatore di pettine, e col macellaio che s'arrabbia sempre da maledetto. Poi, alla fine, c'è la festa di inaugurazione della BOTTEGA-CON-GIOCO-DEI-BIRILLI-DEI-BAMBINI, dove per poco Pia Maria Tiralla non sviene.
Il libro è completato dagli umoristici disegni di Heidi Rempen. [Che vi mostro più in basso.]

Autrice;
Christine Nostlinger è nata, nel 1936, a Vienna in un quartiere di periferia. Dopo aver conseguito la maturità, decise di diventare pittrice e si iscrisse all'Accademia di Belle Arti, ma interruppe gli studi per sposarsi. E' una delle scrittrici più brillanti nel campo della letteratura per ragazzi. Di lei la Rizzoli ha pubblicato, nella BUR dei ragazzi, "Me ne infischio di re cetriolo", il libro che ha fatto fare a molti un sacco di risate.

Recensione;
Il racconto è strambo, acceso e divertente. Accanto alla mitica protagonista Pia Maria Tiralla ci ritroviamo a percorrere una sfilza di personaggi interessanti e buffi.
Tutto nasce da un incontro inaspettato della nostra eroina con un suo vecchio compagno di scuola, morto da molti anni, ma tornato per lanciarle un messaggio :"APRIRE GLI OCCHI".
Sì aprire gli occhi, e cito adesso una parte del libro :
"Che cosa fanno i bambini qui da te ?" " Giochiamo insieme, Giochiamo a essere felici. I bambini ne hanno bisogno."
Ed è esattamente da questo punto che inizia, per Pia Maria, la sua strada verso i bambini che non vengono spesso capiti ed intesi dai genitori. Ma lei sarà astuta, furba, buona e grazie ai suoi modi bizzarri riuscirà a creare un luogo felicità per i bambini.






              























sabato 22 aprile 2017

Recensione "Il giardino segreto" di Frances Hodgson Burnett.

Ed eccoci qui, anche stamani con una nuova recensione. Recensione, questa, di un libro che non mi ha poi sorpresa molto, in quanto ho visto così tante volte l'omonimo film, che leggerlo è stato per me come tornare a casa.

E' un libro che al momento consiglierei a chiunque, in quanto in esso sono raccolti ottimi e sani principi di vita; l’importanza dell’amicizia, la forza di credere in se stessi, la speranza e la rinascita
Ma la cosa che più di tutte amo, del film e ancora di più nel libro, sono le vivide ed intense descrizioni della NATURA.

Insomma, questo giardino segreto, in cui si accede da un cancelletto, con una chiave. 

Un giardino in cui la vita non si è mai spenta. Un giardino abbandonato ma ancora ricco di amore, in cui le rose ed i fiori riprendono man mano a sbocciare, aprirsi, rivivere.

E' un libro per chi ama la natura, lo brughiera ed i suoi animali. Il vento tra i capelli, e le carezze della primavera.
Vi consiglio di leggerlo all'aperto. In un giardino, al parco, in campagna, tra gli alberi tra cui soffia il vento. Insomma, vivete intensamente la bellezza di questo libro.


TRAMA

Pubblicato per la prima volta nel 1911, Il giardino segreto è ormai entrato a buon diritto (grazie anche al cinema, che di recente ne ha rinnovato la popolarità con la versione prodotta da Francis Ford Coppola e interpretata, fra gli altri, da Maggie Smith) fra gli “evergreen” della letteratura per ragazzi (e non solo) del XIX secolo. 
È la storia della piccola, “brutta” Mary Lennox, una bambina viziata, scontrosa e dispotica che, rimasta sola al mondo, viene mandata a vivere con uno zio, il nobile ed eccentrico Archibald Craven, in un antico castello in mezzo alla brughiera dello Yorkshire su cui sembra gravare una sorta di maledizione.
Mary riuscirà pian piano a dirimere tutti gli enigmi che si celano nelle “cento stanze” di Misselthwaite Manor, scoprendo anche un misterioso giardino segreto che contribuirà in modo determinante a cambiare la sua vita e i suoi rapporti con gli altri.

Titolo: Il giardino segreto
Autrice: Frances Hodgson Burnett
Editore: Newton Compton
Anno di pubblicazione: 2011
Formato: Brossura
Pagine: 240
Genere: Letteratura classica

Vostra, Johanna.

Recensione 'Pippi Calzelunghe' di Astrid Lindgren

Benvenuti nel cantuccio dei libri, avete a portata di mano una calda e profumata cioccolata?
Sono giorni di primavera in cui ancora si fa sentire il freddo, e di sera non c'è nulla di meglio che sorseggiare una cioccolata calda leggendo un buon libro; ed ora bando alle ciance, ecco il mio libro preferito, quello in cui ci si punta il naso dentro e non se ne fuoriesce più;
Un romanzo classico per bambini, ragazzi, adulti che vogliono vivere qualche ora spensierata e divertente.







Autore : Astrid Lindgren.
Editore : Vallecchi.
Titolo : Pippi Calzelunghe.

Trama; 
"Un tempo avevo paura di rimanere in casa da sola, ma ora non più, perché Pippi è con me" ha scritto ad Astrid Lindgren una bambina giapponese. "Pippi Calzelunghe" è un libro conosciuto in tutto il mondo e tradotto in 54 lingue, di cui l'ultima dell'elenco è lo zulù. Anche voi troverete in Pippi una compagna forte, allegra, furba e ricchissima; vive sola a Villa Villacolle e non ha paura di niente: sta benissimo anche senza genitori, perché così nessuno le dice quando è ora di andare a letto o le insegna le buone maniere, che non servono a nulla se non si è veramente generosi. E Pippi, appunto, lo è. Leggete le sue avventure e vi sentirete, come lei, tanto forti da sollevare un cavallo.


Recensione; 
Non ricordo esattamente la mia età quando mi fu regalato questo libro, ricevuto in dono da un vecchio vicino di casa che amava dipingere quadri fantastici.
Ricordo però quanto fossi affascinata dal forte spirito libero di questa eroina. L'idea di una ragazzina che vive senza genitori o la sorveglianza di un adulto mi infondeva adrenalina nel corpo.
Ma cosa ancora più importante e forte, era la sua libertà e sicurezza nell'affrontare le persone che incontrava sulla sua strada; ed è stato grazie a questo coraggio che ho superato un po' della troppa timidezza che mi apparteneva da piccola.
Infatti, mentre Pippi ha diversi difetti infantili, è anche premurosa, gentile, e diretta nei rapporti con gli altri;ed è abbastanza facile anche per un bambino capire che cosa vale la pena emulare e ciò che è sciocco a Pippi. [Si spera....]

 Forse la cosa più bella ed importante su Pippi, ai miei occhi da adolescente, è che lei sceglie di essere positiva. Ogni giorno lo prende come una nuova possibilità di avventura e apprendimento sano di vita.
Se questo non è sufficiente a raccomandare Pippi Calzelunghe ai giovani e non più giovani lettori di oggi, non so cosa altro potrebbe esserlo.

Alla prossima, Johanna.

venerdì 13 gennaio 2017

Dal giardino all'Isonzo, Fernando Agnoletti.

Dal giardino all'Isonzo, Fernando Agnoletti.
Pubblicato dalla libreria della voce, Firenze 1917.

Autore;
Fernando Agnoletti (Firenze6 marzo 1875 – Firenze25 novembre 1933) è stato uno scrittore e giornalista italiano.

Malato di cancro, durante l'ultima degenza ospedaliera, fu visitato più volte dalla Negri che gli fece dono di un rosario d'argento. Fernando chiese i conforti religiosi e volle portare con sé il rosario nella tomba. Dopo la sua morte, la Negri compose per lui una delle sue liriche più belle I due rosari.
« Avevo due rosari / d’argento, con la piccola medaglia / della Beata Vergine di Lourdes. / Uno a te lo donai perché ti fosse / compagno nelle notti in cui più il male / t'era martirio, e con lo scorrer dolce / dei chicchi fra le dita, nel pensiero di Dio / placasse in te spirito e carne / fratello. // All'un de' polsi tu volesti / quel rosario scendendo al tuo riposo / primo ed estremo: ché altra sosta il mondo / fuor della tomba aver non ti concesse. »
(A. Negri, I due rosari)





Citazioni; [libro letto il giorno 13\01]

  • Aspetto anch'io. L'anima è aperta ai ricordi come le nari al polline. Mi vengono difondo ai cespugli, mi salgono dal cuore. Il cuore duole ma non è stanco. Le speranze e qualche fiore si chiudono accanto a bocci nuovi. L'anima rabbrividisce vicina ai silenzi odorosi. Quando la sera è scesa l'ombra del giardino è costellata di rose bianche.
  • Chi non fa non è libero.
  • Dimenticanza della terra, dimenticanza della vita, dimenticanza del sole.
  • Ma, e chi ama la vita? Ama la terra, seminata e falciata, piantata e vendemmiata, dove la vita è morte, la morte è vita. Terra e mare e cielo, ecco i tre amori che amo, per faticare per respirare, per guardare senza sogni.
  • O che altro si chiama questo se non redenzione? Dunque chi mi redime? I ricordi dicono i ricordi : la primavera dice l'anima in boccio del mio bambino. Pigliali per la coda i ricordi! Quando siamo poco lontano dai giorni che si dormiva in collo alla madre e si dorme ancora sul seno del destino l'unica cosa che si fa e poi si ricorda è l'amore.
  • Un mese era passato e mi giunse la foglia promessa della Quercia del Tasso. La lettera breve confermava : Non scriva, non si faccia vivo. Io, credulo e romantico, ( oggi odio il romanticismo sempre, dovunque, comunque ) dissi : E' inutile. E non mi feci più vivo davvero. Ma se invece di diciannove anni ne avessi avuti quindici di più coi diversi sverni nell'Europa Giovane...Vero è che chi giudica non ama. E se non avessi amato che buio sulla mia vita! Grazie lo stesso.
  • Nella dolorante menzogna del poeta geme e vive la dolorante verità.
  • Dobbiamo cercare la vita nostra nuda; non far cadavere la vita degli altri che vivono. Perché si piange in tanti? Non ci hanno fatto altro male che vivere.
  • Tristezza. Eccomi con l'anima disancorata. E' stato un addio triste. L'addio non a chi partiva: piuttosto a chi spariva.
    Addio.
  • E' la forza d'Italia questo traboccar da ogni cuore lacrime o riso: prodighiamo amore dolore e vita senza esaurirci. Ricordiamoci, noi che amiamo il paese nostro, voi che dite di amarlo, che tutto dev'essere dato, tutto inteso a che la patria arda sempre in fiamma di vita e passione. Non porgete esempio nè consiglio di saviezza arida, di senso comunque volgare. Proclamate la bellezza del sogno e dell'anelito d'amore, la santità dell'odio pei vili, e sprezzate e schiacciata le animule pratiche e perfide. Sono i soliti liberti, seme di schiavi, che servano agli eroi l'amaro sorso.
  • E' vecchio e povero il babbo, ma ai suoi fiori non gli manca mai nulla. E più s'invecchia, più ci somigliamo: due inermi; felici dell'inganno delle cose; l'illusione ci basta. Se dovrò sopravvivergli vuol che gli scriva sulla tomba "Fidem Servavi" [conservatori di speranze]
















Il passaggio, Sibilla Aleramo.

Il passaggio, Sibilla Aleramo.
Firenze, R. Bemporad & Figlio, Editori. 1921.

Trama;
Dopo il tentativo attuato con "Una donna" di trasformare le vicende personali in un messaggio di rivolta sociale, Sibilla Aleramo con questo secondo romanzo ritorna sulla propria vita per sviscerare stati d'animo e sentimenti, per confessarsi e testimoniare la centralità della categoria dell'amore. "L'autrice parla a se stessa ora con voce imperiosa, ora con voce dolente, a volte in prima a volte in terza persona: spesso narra usando il discorso diretto, spesso no, così come lampi e rievocazioni si affacciano senza filo cronologico, come uno srotolarsi di memorie" scrive Bruna Conti. "'Il passaggio' è una rievocazione lirica nella quale si frantuma l'elemento narrativo, per permettere al documento di diventare canto, prosa poetica, non aliena dal frammentismo vociano che è evidente sia nella scelta autobiografica sia nell'atteggiamento fortemente etico che lo detta sia nello stile che cerca la musicalità della parola e l'indagine struggente dell'intimo. Le vicende non vengono stravolte - anzi continuamente ne viene rivendicata l'autenticità e affermata la verità - ma si dilatano, grazie alla tensione lirica che Sibilla estorce a esse."

Citazioni; [libro letto il 12\01 e 13\01]

  • Fuori, nel buio, qualcosa dilegua, ad ogni istante muore. Lontane ugualmente da me la morte e la vita, s'io alfine parli. Ma come se quest'ora tuttavia fosse la mia ultima. Come s'io non dovessi mai più ritrovarmi nuova sotto la carezza dell'aria. E' l'ora nostra, o mio federe, ferma come le acque là tra i giunchi dove le stelle riposano.
  • Io non so se i nomi di cui mi servo per tutte le cose di cui parlo sono i veri. Sono stati creati da altri, tutti i nomi, per sempre. Ma quel che importa non è nominare, è mostrare le cose.
  • Si amavano perché non si somigliavano, perché tutto dell'uno meravigliava l'altro. 
  • E forse nessuno ha colto su le mie labbra questo sospiro in cui io son tutto e nulla.
  • La notte era per me fin d'allora una immensa pupilla bruna, era la vita che si addensava perché i figli e le figlie della terra la fissassero senza paura, infinite costellazioni di occhi. E se la malvagità non è nelle tenebre, non può essere neppure nei cuori degli uomini.
  • Sono ancora, ecco, la bambina che restava la sera tante volte sveglia tardi nell'ombra, per voler accorgersi dell'istante in cui sarebbe entrata nel sonno.
  • Avevo voluto esser io, non per distinguermi ma per sentirmi degna di confondermi nel tutto: non per credere in me ma per poter credere nella vita.
  • C'è un ramo di mandorlo in fiore sul mio tavolino; e il suo profumo di miele, la più inesprimibile dolcezza che i miei sensi attraverso le primavere abbiano attinta, e la sua grazia miracolosa dànno forse in questo momento alla mia memoria luci che nella realtà di quel tempo io non percepivo.
  • Che tu creda a questo mio cuore come a cosa che arde più del sole, e che tu sappia, di giorno e di notte, ad ogni istante, che i miei occhi, pur nel sonno, hanno la visione del tuo sorriso; il tuo sorriso, che forse non fiorirà mai presso il mio volto; un sorriso fiero, o mio amore.
  • Anima, tu sai patire anche questo. Eri sola e muta quando sorgesti dal nulla, e non hai terrore se nel nulla dovessi rientrare muta e sola. Hai vissuto, sei stata fiamma, lo sei in quest'attimo che può essere il tuo ultimo - e altro non chiedi.
  • Se il vento qualche mattino mette un poco di fretta alle nuvole, la donna che passa sotto i pini crede udire il pianto del mare.
  • Manca a tutti costoro una piccola cosa, ch'è forse il segreto della mia forza: la semplicità. Così penso. Il valore della vita sfugge loro. Hanno una blanda o aspra sete d'oblio, non hanno volontà di esistere, di stringere l'esistenza al petto per comunicarle il proprio ardore. C'è caldo nei costri cuori, come nel mio?
  • Ero un'esistenza, non ancora una resistenza.